ONLUS
dal 1998

Nazionalizzazione - Liberalizzazione del Settore Elettrico:
ripercussioni sul territorio ternano



 

 

 



Centrale idroelettrica
di Galleto:
Edificio che ospita la sala macchine progettato da Cesare Bazzani nel 1926.


Centrali idroelettriche
di proprietà della
Soc. Terni espropriate nel 1962 con la nazionalizzazione.

- Corbara
- Corno
- Cotilia
- Galleto
- Monte Argento
- Montorio al Vomano
- Nera Montoro
- Penna Rossa
- Posta
- Preci
- Provvidenza
- Recentino
- San Giacomo
- Sigillo
- Triponzo


 



Centrale idroelettrica
di Presenzano.
Le 4 condotte forzate sono state progettate, costruite e montate dalla Soc. Terni.

Di impianti idroelettrici la Società  Terni ne ha costruiti circa cento in tutto il mondo.


 

NAZIONALIZZAZIONE
Il 6 dicembre 1962 viene emanata la Legge 1643 che prevedeva la nazionalizzazione del sistema elettrico e istituiva l'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL), cui venivano demandate "tutte le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica da qualsiasi fonte prodotta".
La scelta per la nazionalizzazione - assunta in un quadro politico che la vedeva quale condizione essenziale imposta dai socialisti per dare il loro appoggio al governo, inaugurando così la stagione del centro-sinistra in Italia - viene presa al termine di un lungo dibattito politico.
Primo compito dell'ENEL è quello di assorbire ben 1270 aziende e imprese operanti nel settore della produzione, commercializzazione, distribuzione, trasporto di energia elettrica, nonché quelle operanti in settori funzionalmente e tecnicamente connessi e di dare loro un'organizzazione amministrativa, tecnica ed operativa comune.
Esclusi dal provvedimento sono gli autoproduttori e le imprese municipali, che possono così continuare le proprie attività pur se inserite in un rinnovato contesto, mentre agli ex gruppi elettrici viene corrisposto un indennizzo in generale basato sul valore dei titoli quotati in borsa.

Alla TERNI, SOCIETA' PER L'INDUSTRIA E L'ELETTRICITÀ, vengono espropriate tutte le  centrali idroelettriche (energia pulita e rinnovabile), dislocate nel centro Italia, (vedere elenco a sinistra),  e non le è riconosciuto, ingiustamente, neanche lo status di autoproduttore che le avrebbe consentito di mantenere almeno una centrale di sua proprietà per  alimentare lo stabilimento siderurgico che era e resta ancora oggi il più importante d'Europa.
Essendo allora una Società del Gruppo IRI, completamente controllato dallo Stato, le viene concesso, come indennizzo per l'esproprio di oltre 15 centrali idroelettriche,  di usufruire per 25 anni di una tariffa agevolata per il fabbisogno di energia elettrica dello stabilimento di Terni. Praticamente un piatto di lenticchie per un capitale di immenso valore.

Crescendo i consumi insieme alla rapida trasformazione delle abitudini di vita (es. massiccia diffusione degli elettrodomestici), l'ENEL raggiunge il risultato di riscuotere il secondo fatturato industriale italiano, dietro solo alla Fiat.
Negli anni successivi viene dato impulso ad una campagna commerciale volta alla cosiddetta "elettrificazione rurale", cioè all'espansione della rete elettrica nelle campagne. Si raggiunge l'elettrificazione pressoché totale del paese insieme all'unificazione del costo dell'energia elettrica.

LIBERALIZZAZIONE                                                 
Il primo passo verso una riforma del settore, con l'intento di una nuova liberalizzazione, è riconducibile all'approvazione nel 1988 del Piano Energetico Nazionale, con l'obiettivo di rispondere alla crescente domanda di energia nel Paese.
Segue una liberalizzazione totale della produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili e parzialmente quella tramite fonti convenzionali (Legge n. 9/919). La legge, tuttavia, mantiene inalterato il monopolio della vendita, in quanto l'energia in eccesso rispetto al proprio fabbisogno deve essere ceduta all'ENEL.
L'11 luglio del 1992 si compie il primo passo verso la privatizzazione: ENEL diventa Società per Azioni, anche se l'unico azionista è il Ministero del Tesoro e viene sancito il passaggio dalla posizione di riservatario del servizio elettrico a quella di concessionario.
Successivamente, mediante la Legge 481 del 1995, viene istituita l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas, organo preposto alla regolamentazione e al controllo del mercato.
Il decreto Bersani (D. Lgs. 16/03/1999, n. 79) ha recepito nell'ordinamento nazionale la direttiva europea 96/92/LE sull'energia, innovando profondamente le disciplina del settore elettrico nelle diverse aree di attività mediante il disegno di una graduale liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica in Italia.
Contrariamente alle aspettative comunque, la liberalizzazione non ha prodotto un congruo gruppo di piccoli produttori, auspicato dall'Autority. Attualmente infatti il mercato elettrico italiano è controllato da tre grandi gruppi, tra cui l'ENEL, società peraltro, non ancora completamente privatizzata in quanto il Ministero del Tesoro ne rimane l'azionista di maggioranza.
Il mercato delle ex centrali della Soc. Terni continua: parte degli impianti idroelettrici ternani espropriati, furono venduti alcuni anni fa dall'Enel alla società spagnola Endesa. Ora l'Enel, in collaborazione con la società Acciona, vuole riacquistare l'intera Endesa Italia attraverso una Opa. interessato all'acquisto anche il colosso tedesco E.on. Tutto questo sta creando grandi problemi occupazionali nell'area ternana. (06/2007)

La situazione si è evoluta, l'Enel, in seguito al contratto stipulato il 2 aprile 2007 con Acciona ed E.On e degli accordi integrativi del 18 marzo 2008, il 26 giugno 2008 ha perfezionato la vendita a E.On tanto delle attività del Gruppo Endesa che di quelle del suo Gruppo, individuate di comune accordo tra le parti. Tra queste, come noto, anche le attività Endesa del Ternano, ossia le centrali idroelettriche scippate agli abitanti di Terni con la nazionalizzazione delle attività di produzione di energia elettrica. (07/2008)

CONSIDERAZIONI
A distanza di poco più di 40 anni dalla nazionalizzazione e di circa 8 dalla liberalizzazione, la Soc.TERNI ora passata sotto controllo della Thyssen Krupp, non ha più le centrali idroelettriche né le tariffe agevolate per l'acciaieria. Lo stabilimento siderurgico di Terni è il più importante d'Europa per la produzione di acciaio inossidabile mentre il settore del lamierino magnetico a grani orientati, il più pregiato, studiato e perfezionato dalle maestranze ternane è stato trasferito in Germania dalla nuova proprietà (altra spoliazione del territorio ternano).
Il polo siderurgico di Terni è diventato di fatto monoproduttore di acciaio inox, mercato questo da sempre statisticamente ciclico. Questo significa che, quando la richiesta mondiale scenderà, la siderurgia ternana entrerà inevitabilmente in crisi.
Visto come sono andate le cose nel settore della produzione di energia elettrica, i cittadini di Terni hanno percepito l'esproprio delle loro centrali idroelettriche come un vero e proprio scippo legalizzato che ha messo in crisi l'intero polo industriale ternano e la sua comunità.

Michele Zampilloni

Aprile 2007
ultimo aggiornamento, luglio 2008
 

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